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LA PIATTAFORMA
DELLA DANZA
BALINESE

Silvia Bottiroli, Michele Di Stefano, Fabrizio Favale, Cristina Rizzo

QUESTIONARIO BALINESE
di Silvia Bottiroli, Michele Di Stefano, Fabrizio Favale, Cristina Rizzo

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Nel 1990, Maurizio Lazzarato ha teorizzato un paradosso: il lavoro “non più costretto alla mera meccanica risposta ad ordini ricevuti dall’alto” può essere definito come la possibilità di attivare e organizzare cooperazioni produttive. Ma proprio per questo la “partecipazione” è diventata una tecnica per creare e controllare la soggettività, una “ tecnologia del potere” che produce un’alleanza molto stretta tra il soggetto e il sistema. Il capitalismo controlla e subordina le possibili nuove forme di creatività, aggiungendo e comprendendo il “lavoro immateriale” nelle sue macchinazioni. “Nuove forme di vita potrebbero inserirsi dentro il sistema per ridirigerlo sottilmente e articolare risorse alternative d’innovazione.”?
Secondo voi è legittima tutta questa fame di intuizioni che hanno il lampante difetto di essere subito riconosciute?
Si può considerare il tempo come la questione centrale della danza, dalla parte di un “adjustment” permanente rispetto a cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo?
Il nuovo è riconoscibile? O cercarlo significa cercare di creare le condizioni perché qualcosa di irriconoscibile possa accadere?
Siete d’accordo sul fatto che non bisognerebbe spiegarsi mai?
Esattamente, quale criterio implica la seconda classe?
Perché dovremmo operare all’interno di condizioni date, perché dovremmo credere così disperatamente che la qualità stessa dell’operare possa trasformarle? Statuire una condizione data come non esistente o non costringente significa di per sé, impercettibilmente, modificarla?
Gli uccelli cantano solo per se stessi? Secondo voi gli uccelli sanno di cantare?
Di quale altrove andiamo vaneggiando?
Come possiamo entrare in relazione con ciò che non possiamo più distinguere dalle sabbie mobili del reale?
Pensate all’arte come a uno spazio libertà? Di disordine? DI eccezione? Di utopia? Non siete stanchi di doverla pensare come uno spazio separato dal resto?
Perché l’Africa che vale la pena di saccheggiare è quella che saccheggia?
Il non voluto, nella dimensione del fare, è ciò che accade e lo faccio volentierissimo e naturalmente o è ciò che non voglio fare e non lo faccio?
Pare che le api girino tre volte su se stesse per dire che dovranno cercare tre colline più in là. Noi perché giriamo a caso?
Dire danza è dire individuale o collettivo?
Voulez-vous coucher avec moi?
Come può un artista sopravvivere in un mondo dove, dopotutto, ognuno può diventare un artista?
La società contemporanea è una società dello spettacolo, ma senza più spettatori?
Si può parlare ancora di legame tra la dimensione erotica, la lotta per la vita, e la dimensione politica?
Andate mai in vacanza?
L’Italia come concetto è di qualche utilità per voi? O lo usate solo per prendere il taxi?
Esistono possibilità non catastrofiche di non fare cultura?
Ce soir?

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