mk
SUB

mk / Roberta Mosca / Lorenzo Bianchi Hoesch
di e con Roberta Mosca
informazione coreografia Michele Di Stefano
luce Roberto Cafaggini
organizzazione Carlotta Garlanda
produzione mk 2015 in collaborazione con Storie Milanesi/Uovo Performing Arts Festival
con il sostegno di Live Arts Week
con il contributo MiBACT
durata 25'

Sub è un progetto nato in condizioni particolari e costruito attraverso un dialogo a distanza con un’interprete di eccezione, a lungo performer nella William Forsythe Company, che ha accettato di produrre una danza solitaria e sferica basandosi su istruzioni e informazioni coreografiche ricevute via email, insieme alla musica composta per l’occasione. E’ dunque probabilmente anche un lavoro che parla della responsabilità creativa del performer in relazione al linguaggio e alla presa di possesso dello spazio. La fragilità programmatica dell’azione che si verifica direttamente in scena, richiede un diverso tipo di sapienza grammaticale, cioè una valutazione ed un calcolo della propria attività che ha sempre a che fare con la pura balistica. Il proiettile/corpo lanciato nello spazio incontra incessantemente un attrito generato da lontano, che impone alla pura energia continue diversioni.
Non volendo essere uno spettacolo né un’improvvisazione strutturata, SUB è un oggetto ibrido, una lunga esposizione di un corpo preda di una sintassi verificabile solo in scena. Non ci sono prove ma l’attesa di un appuntamento reiterato nel tempo.
L’organismo così impostato si evolve gradualmente, accumulando nuove informazioni, cancellandone altre, mettendo in gioco un’evidenza fisica che ha bisogno del contatto ravvicinato con il pubblico per potersi allontanare da ogni metafora.

La musica di SUB esce da un sistema complesso di radio, radioline, HI-FI, loudspeakers e subwoofers.
Le radio, antenne in grado di captare l’invisibile e viaggiare attraverso il tempo, il mondo ed il pensiero, si confrontano con la densità sonora , tangibile ed invasiva, di una musica calata invece nel presente, senza compromessi. La scelta di questo sistema di diffusione misto e frammentato non è affatto neutra e informa la performance nella sua struttura e composizione. Così è nata una sorta di meteorologia sonora interrotta da musica elettronica , a tratti fragile e a tratti molto aggressiva; un mondo con regole proprie che la performer abita, con regole proprie.

“Questo è quello che offriamo, uno studio posturale sulla spregiudicatezza dell’arrendersi all’esterno, un esterno accogliente perché sempre in contatto con la curvatura del mondo.
Penso che sia il contrario dell’intimità, è proprio una faccenda di esternità, un cercare in continuazione l’arrivo nell’esternità, come se ci fosse un passaggio dall’invisibile al visibile del corpo, agito attraverso l’abbandono alle differenti densità.
E’ molto selvatico; ma contiene delle valutazioni tecniche, contiene cioè il tempo per pensare a come disincagliare dalla pura organicità certi rapporti delle membra; è fare uno sforzo ulteriore nei confronti della organizzazione motoria per permettersi di liberare quella sfera in più, quello spazio in più. Pensare che questo è l’aperto: il luogo che le membra trasformano in spazio per far cominciare la danza.
SUB forse sta anche per subacqueo, ma è un’illusione, un desiderio. Sappiamo che non è grazie all’immergersi che riusciremo a presentarci all’aperto. E’ grazie all’emergere.”

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